CANNABIGEROLO: il Fitocannabinoide per depurare l’organismo

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Cannabigerolo (CBG)

Il CBG, o cannabigerolo, viene definito come la “Madre di tutti i Fitocannabinoidi”, perché come tale, dà vita a tutti gli altri componenti della Cannabis.
Il CBG interagisce con diversi recettori del nostro corpo: ad esempio agisce come antagonista del recettore CB1, mitigando quindi l’azione psicoattiva del THC; interviene anche sui recettori coinvolti nella produzione di serotonina e adrenalina, ed è fra le rare sostanze con azione neurogenica nelle cellule cerebrali.

 

Negli ultimi anni la ricerca sui Fitocannabinoidi ha prodotto una grande mole di studi riguardanti il Cannabidiolo, e il più famigerato Δ9-Tetraidrocannabinolo. È sempre mancato invece l’approfondimento sul Cannabigerolo, che, ad oggi, è ancora il meno conosciuto. Per questo ho ritenuto di dar spazio a questa molecola e ai suoi possibili nuovi impieghi.

Il Cannabigerolo, noto come CBG, è un fitocannabinoide non psicoattivo, che è stato scoperto per la prima volta nel 1964 da Y. Gaoni, scienziato israeliano parte del team di R. Mechoulam, che per primo individuò il THC.

È un composto terpeno-fenolico, suddiviso in 3 molecole che presentano a loro volta diverse proprietà chimiche. Le due catene lipofile, la catena n-alchilica e la catena terpenica, situate alle estremità opposte dell’anello fenolico, sono scarsamente idrosolubili e questo permette loro di penetrare meglio all’interno dei tessuti. Nella pianta si presenta sottoforma di acido cannabigerolico (CBGA), che è uno dei primi cannabinoidi che si formano sui tricomi ghiandolari detti Capitati, preposti alla produzione di cannabinoidi maturi e che svolgono una funzione protettiva nella pianta. In seguito, enzimi sintasi interagiscono col CBGA per produrre proporzioni variabili di THCA, CBCA e CBDA.

È definito la “Madre di tutti i Fitocannabinoidi”, perché come tale, dà vita a tutti gli altri componenti della Cannabis. Il CBG interagisce con diversi recettori del nostro corpo: ad esempio agisce come antagonista del recettore CB1, mitigando quindi l’azione psicoattiva del THC; interviene anche sui recettori coinvolti nella produzione di serotonina e adrenalina, ed è fra le rare sostanze con azione neurogenica nelle cellule cerebrali.

I campi di applicazione sono pressoché gli stessi del più studiato CBD, ma l’aspetto più interessante che sta emergendo, è la sua capacità di detossinare, ovvero sbarazzarsi dei “rifiuti” del corpo, che accumulandosi danno un senso di pesantezza, gonfiore, o la mancanza di energia. Ha la capacità di attivare e depurare l’organismo a livello, non solo sistemico, ma anche cellulare, in sinergia con l’apparato epatobiliare. È come se agisse da “direttore d’orchestra” e coordinasse l’azione degli altri cannabinoidi sul sistema endocannabinoide e su tutte le cellule del corpo. Ha eccezionali proprietà energetiche, disintossicanti, antinfettive e analgesiche. Svolge un’azione contro il dolore infiammatorio; aumenta il tono endocannabinoide e gli effetti antidolorifici del THC.

Alcuni studi mettono in evidenza un’azione antitumorale, in quanto è stato rilevato, che interagisce con i bersagli specifici coinvolti nella carcinogenesi, evidenziando il suo possibile ruolo chiave per contrastare la proliferazione delle cellule tumorali, nel trattamento del glaucoma, del cancro al seno e nella vescica. Recenti studi hanno indicato i suoi effetti neuroprotettivi, nel trattamento contro la neuro infiammazione e lo stress ossidativo. È inoltre efficace nel trattamento della malattia infiammatoria intestinale ed ha effetti miorilassanti. Un altro potenziale nascosto, è che il CBG si è rivelato il fitocannabinoide con la migliore attività antibatterica, e dai test effettuati dai ricercatori, ha dimostrato la sua efficacia nella lotta ai patogeni resistenti agli antibiotici.

Tali effetti terapeutici dipendono sempre dalla qualità del prodotto, considerando l’utilizzo di estratti di CBG che hanno caratteristiche positive ed idonee. Presso l’Associazione Chacruna CSC, proponiamo esclusivamente estratti biologici in fitocomplesso, che garantiscono la massima efficacia e l’effetto entourage dei principi attivi.

Tratto da: Tesi di Diploma di Cristina Anedda – “Canapa: una pianta in sinergia con l’essere umano – Il Fitocomplesso e le nuove interazioni”, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “Galileo Galilei” di Trento.

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